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giovedì 16 aprile 2015

Alzheimer, scoperta la principale causa



La ricerca sull’Alzheimer vicina alla svolta: per la prima volta, infatti, ricercatori americani sostengono di aver scoperto la possibile causa principale dell'Alzheimer, dando nuove speranze ai tanti malati nel mondo e alle loro famiglie. Lo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience e condotto dalla Duke University School of Medicine (Duhram) mostra come la malattia – almeno nei topi – sembra dipendere principalmente dalla carenza di una sostanza importante per il cervello, l'amminoacido arginina, che viene 'divorato' dalle cellule di difesa – ossia dal sistema immunitario – del soggetto stesso.

Un "inceppamento" delle cellule immuni.

Il consumo esagerato di arginina da parte delle cellule immunitarie è risultato importantissimo nei processi patologici della malattia, quindi impedendolo si potrebbe curarla, spiega l'autrice del lavoro, Carol Colton della Duke University School of Medicine. La scoperta è significativa soprattutto dal punto di vista della prevenzione: l'obiettivo, infatti, è prevenire l'insorgenza della malattia "aggiustando" il comportamento anomalo delle cellule immunitarie che genera la diminuzione di arginina.

Dai test Alzheimer sui topi gli esperti hanno osservato che, in concomitanza con l'insorgere della perdita di memoria e con l'accumularsi di placche tossiche nel cervello, si manifesta anche una carenza crescente dell'amminoacido arginina che viene eliminato via via ad opera dell'azione anomala di cellule immunitarie (microglia) presenti in sede.

Sempre sugli animali, gli esperti hanno dimostrato che bloccando questo processo anomalo di "digestione" dell'arginina attraverso l'uso di un farmaco sperimentale (DFMO, una molecola oggi in fase di sperimentazione clinica per alcuni tumori), l'accumulo di placche si riduce e anche i sintomi di perdita di memoria. Si tratta di uno studio preliminare, che lascia però intravedere nuovi possibili bersagli d'azione per rallentare la malattia.

"Se (sarà accertato anche negli uomini) che il consumo di arginina gioca un ruolo così importante nel processo degenerativo, forse potremmo bloccarlo e invertire il corso della malattia", ha aggiunto Carol Colton. Questa ricerca, secondo gli autori, “apre le porte ad un modo completamente diverso di pensare l'Alzheimer, in grado di farci superare il punto morto in cui ci trovavamo nella lotta contro" la malattia.

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